Un cuore in libertà (parte 32)

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Grida e silenzi in quella notte al neon. Qualcuno viene trascinato via, credo e immagino, nelle celle d’isolamento sotterrate in qualche parte nascosta dell’enorme penitenziario. La porta si richiude metallica dietro di loro, di nuovo il silenzio. Riducono di nuovo la luce e rimango lì in attesa, accanto alla porta, spettatore muto. Provo pena e rancore, cuori cosi induriti che creano altri cuori induriti, violenza che crea violenza in moto perpetuo. Ritornano alla mente alcuni passaggi di “The Wall”. Mi addormento per terra e verso le tre forse le quattro ritorno a letto.
Alle sei sveglia, comincia ad alzarsi qualcuno. Mi lavo. Facciamo colazione come al solito, mi comincio ad abituare. Giovanni m’invita di nuovo ad avvicinarmi alla porta d’uscita. Gli chiedo perché, lui insiste.
Mi preparo e intorno alle sette mi posiziono verso la porta. Alle 7:45 arriva un secondino di colore dall’aria simpatica, che ti dà la sensazione di “buono”. Non ho neanche il tempo di salutare Giovanni e ringraziarlo. Ci siamo scambiati gli indirizzi il giorno prima.
Esco insieme al secondino e andiamo allo spogliatoio. Mi rivesto nei miei panni e mi sento di nuovo me stesso, mi ridanno gli oggetti personali. L’angoscia che possano scambiare i miei documenti con quelli di qualche altro detenuto lascia il posto alla certezza che sto uscendo da lì. Mi ridanno i documenti. Sorridendo dentro di me rivedo le immagini dell’inizio del film Bluesbrothers. Adesso c’è soltanto da seguire la linea gialla che sta sotto i miei piedi. Con i respiri sempre più regolari, avanzo una gamba e poi un’altra, fino a una porta automatica.
La porta si apre, poi altri dieci metri di linea gialla e un’altra porta ancora si apre. Seguo la lunga linea disegnata per terra in rettilinei e angoli retti. Si aprono porte, cancelli, sbarre automatiche, non vedo nessuno, solo elettricità e metallo.
Linee diritte, regolari, spezzate, cosi diverse dalle linee del deserto, curve e infinite.
Il cammino obbligato si apre sul cortile. Seguo la linea fino ad arrivare al parcheggio. Quando la linea gialla s’inserisce con la linea

Pagina 156 - to be continued

A heart in freedom (part 32)

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Screams and silences in this neon night. Someone is being dragged away, I think and imagine, to the solitary confinement cells buried in some hidden part of the huge prison. The door closes metallically behind them, silence again. They dim the lights again and I stand by the door, waiting, a silent spectator. I feel pity and resentment, hearts so hardened that they create other hardened hearts, violence creating violence in perpetual motion. Some passages from The Wall come to mind. I fall asleep on the floor and at three or four o'clock I go back to bed.
At six o'clock I wake up, someone starts to get up. I wash up. We had breakfast as usual, and I was beginning to get used to it. Giovanni asked me again to go to the exit door. I asked him why, and he insisted.
I got ready and at seven o'clock I stood in front of the door. At 7.45 a nice looking black guard arrives, who makes you feel 'good'. I didn't even have time to say hello and thank Giovanni. We had exchanged addresses the day before.
I left with the guard and we went to the changing room. I put on my clothes and felt like myself again, they gave me back my personal belongings. The fear that they might exchange my documents with those of another prisoner gave way to the certainty that I would get out. They returned my documents. With a smile on my face, I saw the images from the beginning of the Blues Brothers film. Now all I had to do was follow the yellow line under my feet. With increasingly regular breaths, I move one step, then another, towards an automatic door.
The door opens, then another ten metres of yellow line and another door opens. I follow the long line drawn on the floor in straight lines and right angles. Doors, gates, automatic bars open, I see no one, just electricity and metal.
Straight, regular, broken lines, so different from the lines of the desert, curved and endless.
The obligatory path opens into the courtyard. I follow the line to the car park. When the yellow line meets the line

Page 156 - to be continued

The song for this page of the book

The song for this book page

Tomorrow finally arrives and with it this song

La canzone per questa pagina del libro

Domani finalmente arriva e con esso questa canzone

The story [Ita]

You have just read a page from my story as an Italian romantic songwriter. This story is the tale of a boy, between 1998 and 2002, riding in his LPG SW Regata. It is now also translated into English and I add half a page to tell the connection after 20 years with life now.

One song per page

At the time there were only about ten Regata Collective songs, now there are at least 400 posted on you tube. So each page will be accompanied by a song lasting about as long as it takes to read the page.

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La storia [Ita]

Hai appena letto una pagina della mia storia di italian romantic songwriter. Questa storia è il racconto di un ragazzo, tra il 1998 e il 2002, a cavallo della sua Regata SW a gpl. Adesso è tradotta anche in Inglese e aggiungo mezza pagina per raccontare il legame dopo 20 anni con la vita di adesso.

Una canzone per pagina

All'epoca le canzoni dei Regata Collective erano appena una decina, adesso che ce ne sono almeno 400 pubblicate su you tube. Quindi ogni pagina sarà accompagnata da una canzone della durata più o meno del tempo che serve per leggere la pagina.

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