Un cuore in libertà (parte 6)

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... cooperando. Il tragitto è brevissimo, neanche il tempo di godermi il panorama. Con la macchina della polizia entriamo nel recinto della Monterey County Jail. La “pacchia” è finita, dalla clinica dove sono servito e riverito, finisco in prigione. La prigione vera. La galera, che nei film tipo the Bluesbrothers ti metti a ridere, invece adesso è realtà.
Mi sento un bandito per un attimo, mi sento veramente un fuorilegge.
Nonostante la fantasia sia sempre viva e presente dentro di me, la paura prende piede. Una paura che assomiglia molto alla cacarella. I nervi sono messi a dura prova. Mi sento violentato. Che cosa ho fatto? Sono in prigione e nessun poliziotto, nessun avvocato mi ha ancora spiegato cosa succede.
Mi ritrovo con altri ragazzi, chiuso in una cella con i vetri e con, immancabile, una telecamera pronta a spiare e a controllare. Nella cella c'è un telefono che non riesco a far funzionare. Chiedo aiuto a quei ragazzi con la sensazione che mi stiano prendendo in giro, la mia emergenza è più forte della loro stupidaggine. Mi spiegano ripetutamente come fare. Mi sento fuori, non riesco a capire, a
connettere.
Il panico comincia a farsi strada, sempre più forte. Invade i pensieri, le emozioni, i respiri e gli odori. Accanto alla porta c'è un pulsante, lo pigio, è l’emergenza. Un secondino viene ad aprire, mi sento male, panico. Mi guardano increduli. Mi misurano la pressione e mi contano i battiti del cuore. Comincio a respirare velocemente. Mi lascio cadere, mi trascinano in un'altra cella più stretta. Una specie d’isolamento, con la luce. Mi fingo morto.
I secondini ogni tanto guardano dalle fessure, controllano. Sono sempre lì per terra, finto morto. L'unica speranza è uscire di lì al più presto possibile. Forse sarei finito in ospedale, ho una paura mortale della prigione e soffro anche di claustrofobia.
Dopo una decina di minuti riaprono la porta, mi controllano di nuovo la pressione e il polso. Mi bagnano il viso per farmi rinvenire.
Parlano tra loro, mi schizzettano, sembra che mi stiano benedicendo.
Mi tirano su le palpebre e concludono che sto dormendo. Richiudono la porta.

Pagina 130 - to be continued

A heart in freedom (part 6)

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... cooperating. The drive is very short, not even time to enjoy the view. The police car takes us to the Monterey County Jail. The 'fun' is over, from the clinic where I am cared for and worshipped to the jail. The real jail. The kind of jail you laugh at in films like The Blues Brothers, but now it's reality.
I feel like an outlaw for a moment, I really feel like an outlaw.
Although the fantasy is always alive and present in me, fear takes hold. A fear that looks a lot like shitting. My nerves are put to the test. I feel violated. What have I done? I am in prison and no policeman, no lawyer has explained to me what is going on.
I am with other men, locked in a cell with glass and a camera always ready to spy and watch. There is a telephone in the cell, but I cannot get it to work. I asked the boys for help, feeling that they were playing a trick on me, that my need was greater than their stupidity. They kept telling me how to do it. I feel out of it, I don't understand, I can't connect.
connect.
The panic begins, stronger and stronger. It invades thoughts, feelings, breath and smells. There was a button next to the door, I pressed it, it was an emergency. A guard comes to open it, I feel sick, panic. They look at me in disbelief. They took my blood pressure and counted my heartbeats. I started breathing fast. I collapsed, and they dragged me into another, narrower cell. A kind of solitary confinement, with light. I pretended to be dead.
The guards looked through the cracks now and then, checking. I'm always on the floor, playing dead. My only hope is to get out as soon as possible. I might have ended up in hospital, I am scared to death of prison and I am also claustrophobic.
After about ten minutes, they opened the door again and checked my blood pressure and pulse. They bathed my face to bring me to my senses.
They talk to each other, they splash me, they seem to bless me.
They lift my eyelids and conclude that I am asleep. They close the door.

Page 130 - to be continued.

The song for this page of the book

This song reminds me that the prison and psychiatric staff who accompany our hero are actually there to speed up his process of becoming conscious. What could be more stimulating than being in there? In Florence, they say you have the pepper up your ass. This is where the inner reality of the holographic universe finally manifests itself. Now he can finally see with his own eyes and experience with his own life what he did not yet know about himself. That's what the Alienated Agenda is for.

La canzone per questa pagina del libro

Questa canzone per ricordarmi che effettivamente il personale della prigione e del centro psichiatrico che accompagna il nostro eroe sono là per accellerare il suo processo di acquisizione di coscienza. Cosa stimola di più che ritrovarsi lì dentro? A Firenze si dice avere il pepe al culo. Ecco finalmente la realtà interna si manifesta nell'universo olografico. Adesso lui può finalmente vedere con i suoi occhi e vivere con la sua vita quello che ancora non conosceva di se stesso. A questo serve l'agenda degli alienati.

The story [Ita]

You have just read a page from my story as an Italian romantic songwriter. This story is the tale of a boy, between 1998 and 2002, riding in his LPG SW Regata. It is now also translated into English and I add half a page to tell the connection after 20 years with life now.

One song per page

At the time there were only about ten Regata Collective songs, now there are at least 400 posted on you tube. So each page will be accompanied by a song lasting about as long as it takes to read the page.

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La storia [Ita]

Hai appena letto una pagina della mia storia di italian romantic songwriter. Questa storia è il racconto di un ragazzo, tra il 1998 e il 2002, a cavallo della sua Regata SW a gpl. Adesso è tradotta anche in Inglese e aggiungo mezza pagina per raccontare il legame dopo 20 anni con la vita di adesso.

Una canzone per pagina

All'epoca le canzoni dei Regata Collective erano appena una decina, adesso che ce ne sono almeno 400 pubblicate su you tube. Quindi ogni pagina sarà accompagnata da una canzone della durata più o meno del tempo che serve per leggere la pagina.

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